Da Celestini a Saviano, appello in rete per gli africani scappati
da Rosarno
«I mandarini e le olive non piovono dal cielo», recita il loro
appello, scritto  in francese, perché molti non parlano nemmeno
l’italiano. Dopo la rivolta di  Rosarno, dovevano tornare ad essere
«invisibili». Dispersi, «deportati», di loro  non doveva più restare
traccia. Distrutte anche le vecchie fabbriche dismsesse  in cui avevano
trovato rifugio. E invece dalla diaspora in cui sono precipitati  gli
africani di Rosarno continuano a rivendicare il loro diritto ad
esistere. E  ad essere riconosciuti dallo Stato che ha preferito
ignorarli, prima, e  cancellarli, poi. 
A Roma, dove in tanti
sono approdati dopo la fuga dalla  Calabria che non aveva più bisogno di
loro, si sono riorganizzati attorno alla  ex Snia Viscosa, che, sede
dell’omonimo centro sociale, è diventa la loro base.  Alcuni ci dormono
anche, altri hanno trovato ospitalità presso le occupazioni di  Action e
del Coordinamento di Lotta per la casa, al Forte Prenestino, qualcuno
anche presso i comboniani. Ma all’ex Snia, da gennaio, si ritrovano
tutte le  settimane. A rielaborare il trauma-Rosarno, a raccontare la
«vera storia» degli  africani di Rosarno che vivevano «stipati in
capannoni col tetto d’amianto,  senza elettricità, senza riscaldamento»,
si alzavano «prima dell’alba per  conquistarsi una giornata di
sfruttamento dei campi», e un bel giorno si  ritrovarono a scappare dai
colpi d’arma da fuoco «come fossero belve da colpire  durante un safari»
e dallo Stato che decide di «deportarli a migliaia dal  proprio luogo
di vita e lavoro, solo in base al colore della pelle». 
«La
regolarizzazione prima di tutto, questo chiedono e devono ottenere»,
recita  l’appello
promosso dalla Rete Antirazzista Romana e firmato da intellettuali,
associazioni e realtà del territorio che sono venuti in contatto con
loro in  questi mesi di mobilitazione romana. Da Giovanna Marini ad
Ascanio Celestini, da  Marco Rovelli a Roberto Saviano, da padre
Zanotelli a Goffredo Fofi. E poi Amara  Lakous, Marco Bellocchio,
Giorgio Cremaschi, della Fiom, Roberto Di Giovanpaolo,  senatore Pd,
Gianni Ferrara, professore emerito di diritto costituzionale. Le
richieste: «Una accoglienza immediata che escluda il ricorso a strutture
concentrazionarie come i Cie e i Cara» e «immediata regolarizzazione
che  impedisca il loro ritorno nelle maglie della schiavitù silente». Il
permesso  umanitario finora il Ministero degli Interni lo ha concesso
solo ai feriti che  non sono riusciti ad evitare il ricovero. «Come se
fossero gli unici ad aver  subito una violenza». 
Per
sottoscrivere l’appello
invia una emali all’indirizzo alar@inventati.org
http://www.unita.it/news/italia/97094/da_celestini_a_saviano_appello_in_rete_per_gli_africani_scappati_da_rosarno