TANTE PROMESSE E NULLA DI FATTO!
A oltre cinque mesi di distanza dalla rivolta dei lavoratori africani, Rosarno continua ad essere ovunque: dalla Puglia, dove la Flai-Cgil lancia in questi giorni l’ennesimo allarme, a Castel Volturno, da Cassibile all’Agro Pontino, dove è stata dimostrata la presenza del caporalato legato alla criminalità organizzata e migliaia di lavoratori immigrati sono scesi in strada per denunciare l’estremo sfruttamento del lavoro nero.
Dopo la deportazione degli africani di Rosarno che avevano osato ribellarsi alla violenza e allo sfruttamento e dopo le operazioni di facciata contro il caporalato, Rosarno è stata teatro anche della kermesse sindacale del Primo Maggio, promossa con le parole d’ordine di “lavoro, legalità e solidarietà“: riflettori, stampa e plauso su quanti si sono dichiarati pronti a risanare le ferite di un sistema malato. Senza poi considerare se, di fatto, tali dichiarazioni, seguite all’indignazione generale, abbiano partorito qualche risultato o se abbiano, piuttosto, tradito le aspettative e le richieste ampiamente reiterate da parte di chi con quella rivolta aveva deciso di dire BASTA, pretendendo dignità e diritti.
Anche a Roma non è mancato chi ha esclamato: “Mai più Rosarno!”: il 27 aprile 2010, in una conferenza stampa tenutasi a Palazzo Valentini, l’assessore all’Agricoltura della Provincia di Roma, Aurelio Lo Fazio, ha presentato il protocollo d’intesa siglato tra l’associazione onlus "Progetto Diritti” – per conto dei lavoratori africani di Rosarno a Roma – e le associazioni professionali agricole della provincia romana (Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative e Legacoop) volto a promuovere l’inserimento lavorativo regolare nelle aziende agricole romane. “Grazie a questa intesa – era scritto nel comunicato diramato dalla Provincia – gli extracomunitari passeranno dalla condizione di braccianti illegali e sfruttati, a lavoratori legali e stagionali nelle campagne della provincia di Roma.”
Attraverso questo accordo più di cento lavoratori africani presenti a Roma hanno inteso darsi una prospettiva lavorativa fuori dalla morsa del caporalato. Come Osservatorio abbiamo accolto questa vertenza quale tentativo per cominciare a rompere quel circolo vizioso che garantisce enormi profitti alla grande distribuzione gestita dalle maggiori holding dell’agro-alimentare. Profitti accumulati soprattutto sulla pelle del lavoratore immigrato, che, in quanto irregolare e ricattabile, si trova costretto a piegarsi a condizioni di lavoro insostenibili, prima vittima di un sistema fagocitante che impone i prezzi di produzione e di vendita.
Questo impegno della Provincia e delle associazioni di categoria si sarebbe dovuto concretizzare entro 40 giorni dalla stipula del protocollo (7 giugno), occupando da subito tutti quelli con permesso di soggiorno e programmando l’inserimento lavorativo di chi è in attesa di regolarizzazione. Ad oggi quei posti di lavoro non solo non esistono, ma non sono neanche stati prospettati. ZERO OCCUPATI!
Tutto questo a fronte di un decreto flussi che chiama nelle campagne laziali circa 8.000 lavoratori stagionali, di cui 1.300 nella sola provincia di Roma! Tutto questo nonostante, ogni giorno, continuino ad arrivare sulle nostre tavole frutta e verdura che certo non cadono dal cielo! Tutto questo vuol dire lavoro nero e caporalato.
Il tempo è scaduto! Oggi chi, auto-organizzandosi, si è ribellato alle drammatiche e inaccettabili condizioni di sfruttamento della propria forza lavoro rivendica la possibilità di avere un contratto regolare e di determinare il proprio futuro in altri termini. Oggi, chi non vuole essere né assistito né tornare nelle mani dei caporali pretende che a tante parole spese a suo nome, con tanta ipocrisia, seguano fatti concreti.
L’Osservatorio Antirazzista Territoriale Pigneto-Tor Pignattara insieme all’Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno a Roma, invita le diverse realtà di lavoratori in lotta, la rete anti-crisi e tutti coloro che hanno espresso solidarietà nei confronti dei lavoratori africani, a un’assemblea pubblica che si terrà martedì 22 giugno alle ore 19:00, presso il Centro Sociale Ex Snia, in via Prenestina 173, per costruire insieme una giornata di mobilitazione prevista per giovedì 24 giugno.
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