"I mandarini e le olive non cadono dal cielo. Sono delle mani che li raccolgono": è un brano del documento letto da uno dei circa quaranta immigrati provenienti da Rosarno che dal 10 gennaio vivono dormendo all’addiaccio nella Capitale. Gli immigrati, che hanno costituito "l’assemblea dei lavoratori africani di Rosarno", hanno presentato in piazza S.Marco le loro richieste tra cui la richiesta del permesso di soggiorno. Il 1° marzo manifestazione nazionale a Roma
di Giulia Cerino
Si sono autoconvocati in nome dei loro diritti. Si sono lasciati coinvolgere sempre di più dai loro “fratelli” che, contro ogni rassegnazione, gridavano “avanti tutta”. Si sono lasciati guidare dalle associazioni antirazziste territoriali, si sono organizzati e, dopo essere arrivati nella capitale, oggi, hanno convocato una conferenza stampa in piazza San Marco, a Roma.
Un incontro “per raccontarci, per raccontare. Un incontro, quello di oggi, organizzato con un proposito: spiegare alle persone che ci stiamo organizzando. Che abbiamo costituito un’assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma, una rete che da questo momento diventerà in luogo centrale delle prossime mobilitazioni”. Con queste parole Yamadou, 24 anni, dipinge il quadro degli immigrati a Roma. Da Rosarno a Crotone, da Crotone fino a Roma, con un biglietto di sola andata. “Qui però va meglio, continua Yamadou. Nella capitale ci sono le organizzazioni e le reti autogestite come quelle del Pigneto, con l’ex Snia di via Prenestina, l’osservatorio antirazzista territoriale, il comitato di quartiere, l’assemblea delle donne del consultorio e tanti altri. Solo queste realtà hanno aperto le loro porte improvvisando ospitalità”. Le istituzioni invece hanno guardato altrove.
“Il governo – spiega Nadin, dell’Uganda – ha lasciato migliaia di lavoratori nelle inumane condizioni delle tante Rosarno d’Italia”. Senza casa, senza lavoro, senza reddito alcuno. A Roma ci sono circa duecento africani di Rosarno. Quelli che oggi sono potuti scendere in piazza per raccontarsi sono però molti meno. “Siamo pochi in piazza, forse cinquanta, perché gli altri sono rimasti nelle loro case per paura di essere fermati dalla polizia”, spiega Amid, 27 anni, del Mali. “Noi invece non abbiamo da perdere che le nostre catene”. L’incontro di piazza San Marco non sarà né il primo né l’ultimo, giurano i manifestanti. La campagna contro la burocratizzazione dei diritti tirerà dritto fino alla manifestazione prevista per il 1 marzo a Roma. Come spiega Yamadou, le azioni di solidarietà saranno tradotte in percorsi di lotta: “ Esistono poche parole d’ordine: permessi di soggiorno, alloggi decenti, assistenza sanitaria, lavoro regolare”. In altre parole, “ la fine della caccia al negro. E’ possibile?”. L’assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma pensa di sì. Questo perché “i mandarini e le arance non cadono dal cielo”.
I rosarnesi di Roma si dichiarano infatti “attori della vita economica del paese, perché è nelle loro mani che cadono le arance, i mandarini e le olive”. Per questo, gli immigrati alzano la voce e anche il tiro: “Domandiamo che il permesso di soggiorno concesso per motivi umanitari agli undici africani feriti a Rosarno, venga esteso anche a noi tutti, vittime dello sfruttamento e della nostra condizione irregolare che ci ha lasciato abbandonati e dimenticati per strada. Vogliamo che questo governo si assumi le sue responsabilità”. Le trattative sono in corso tra la prefettura e gli avvocati dell’associazione “Progetto Diritti”.
Per ora sono 20 gli immigrati che hanno trovato un tetto dove riposare. Gli altri dormono nella stazione Termini, nel cuore di Roma. Altri sono torneranno a Rosarno. Quasi a dire, “si stava meglio quando si stava peggio”.
(02 febbraio 2010)
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