Il messaggio della delegazione dell’ALAR al 7° congresso regionale Fiom-Cgil a Crotone

7° Congresso Regionale Fiom – CGIL Calabria 

Crotone, 13 marzo 2010

 Contestualmente al congresso regionale del Sindacato, l’Alar
è stata chiamata a intervenire come testimone delle condizioni di vita e di
lavoro, della rivolta e della deportazione.

Il Congresso si è aperto con un video su Rosarno e con
l’intervento prima di un componente della commissione politica del congresso, poi
di Kalifa come portavoce dell’Alar e infine di Giorgio Cremaschi. Si è voluta
sottolineare la scelta di cominciare i lavori del congresso proprio con la
testimonianza più schiacciante della crisi in cui versa il lavoro in Calabria.

Il Sindacato, si è detto, deve rivolgersi ai lavoratori,
e i lavoratori devono cercare i tratti che accomunano il “precario autoctono”
al precario migrante, per fare fronte comune nella battaglia per la conquista
dei diritti.

Di seguito il testo dell’intervento preparato da Kalifa, Traore e Oumar
Buongiorno  a
tutti.

Vi  ringrazio
del vostro invito a questa assemblea.

Vi ringrazio anche per la lotta che conducete contro
l’ingiustizia e la precarietà nel suo insieme.

Noi rappresentiamo in questo giorno i lavoratori africani
di Rosarno. Ci siamo riuniti in assemblea al nostro arrivo a Roma, dopo i
terribili avvenimenti di cui siamo stati protagonisti.

Noi siamo quelli che hanno lavorato nella precarietà più
totale, in delle situazioni che toglievano la voglia di vivere. Noi siamo
quelli che hanno osato denunciare la schiavitù subita quotidianamente, perché
stanchi di lavorare 8 ore per 25 euro che non finivano nemmeno tutti nelle
nostre tasche. Siamo quelli che hanno lasciato l’Africa per diverse ragioni, alla
ricerca della pace e di una vita migliore.

Purtroppo non abbiamo ancora trovato questa pace e questa
tranquillità, anche se siamo in Europa, poiché chi dice pace parla di
“stabilità”.

Deportati da Rosarno a Roma, abbiamo vissuto dei momenti
molto duri, dormendo fuori in pieno inverno alla stazione Termini. Oggi, mentre
io vi parlo, ci sono ancora molti di noi che dormono fuori. La gran parte è
stata accolta dalle occupazioni abitative e dai centri sociali come la Snia,
dove si tiene ogni domenica la nostra assemblea. Per quanto fragili in questo
momento, abbiamo comunque deciso di combattere affinché le difficoltà in cui
versiamo in questo momento siano prese in considerazione dalle autorità del
paese. Tra queste, l’emergenza dell’accoglienza, il permesso di soggiorno e il
lavoro.

Seppure siamo stanchi, sappiate che i lavoratori africani
di Rosarno a Roma sono al vostro fianco per la difesa dei diritti dei
lavoratori e nello stesso tempo chiedono il vostro intervento: permesso di
soggiorno per tutti e non soltanto per quelli che sono stati feriti; un lavoro
e delle condizioni di vita degne di questo nome.

Vi invito a Roma, a prendere atto della nostra situazione
e a sostenerci nella lotta.

Vi ringrazio.  
    

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