Articolo dell’Agenzia Ami sul presidio sotto la Prefettura il 18 marzo

Immigrazione, continua l’odissea dei lavoratori africani di Rosarno

Alcuni hanno trovato una sistemazione grazie all’aiuto di associazioni e centri sociali ma altri dormono alla stazione Termini
Scacciati da Rosarno e abbandonati senza assistenza a Roma. L’odissea dei lavoratori africani non ha ancora avuto una fine. Dopo un mese e mezzo circa 150 hanno trovato una sistemazione grazie all’aiuto di associazioni e centri sociali. Ma rimane drammatica la vita per chi non ha documenti e non può per questo lavorare. Si sono dati ancora una volta dati appuntamento sotto la Prefettura della capitale, che ha negato la possibilità di un incontro, per chiedere un permesso di soggiorno che è stato concesso solo agli 11 feriti ufficiali. Ora qualcuno tenta di ritornare al sud per la raccolta di pomodori. Così si rimette in moto il meccanismo di sfruttamento e clandestinità.

Dopo un mese e mezzo i lavoratori africani letteralmente espulsi da Rosarno, dopo gli scontri con la popolazione e la polizia della cittadina calabrese, e giunti a Roma dove hanno trovato assistenza grazie solo all’aiuto di associazioni e centri sociali, si trovano ancora in condizioni drammatiche.

Per questo si sono ancora una volta dati appuntamento sotto la Prefettura della capitale per chiedere un permesso di soggiorno che gli consenta di lavorare, un permesso dato solo agli 11 feriti ufficiali che in realtà sono molti di più.

«Siamo quì perchè non abbiamo un posto dove dormire, alcuni si riparano alla stazione Termini, non possiamo lavarci ne mangiare è troppo difficile. Siamo tanti almeno 150, alcuni stanno tornando ma non vogliono i neri» dice Soma, uno dei ragazzi arrivato con gli altri da Rosarno. Alcuni infatti stanno tentando di tornare, questa volta a Foggia, per la raccolta dei pomodori, riattivando così il ciclo di sfruttamento che si regge sulla necessità di lavoro.

Al momento la Prefettura non ha concesso alcun incontro anche se si spera che nei prossimi giorni la situazione possa cambiare grazie alla mediazione di qualche parlamentare.

 
(alessandro fioroni)

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