Traduzione dell’articolo apparso su “Le Combat syndacaliste” rivista mensile francese del CNT (Confederation Nationale du Travail)

Italia, i mandarini non cadono dal cielo!

E’ con questa frase che i lavoratori africani Rosarno (Calabria), riuniti a Roma dopo la loro "evacuazione" a opera della dalla poliziaseguita agli scontri razzisti dello scorso 8 gennaio, esprimono in una dichiarazione la loro rivolta. Volendo così chiarire a tutta l’Italia il ruolo economico che giocano nell’agricoltura di questo paese.
Dieci anni dopo l’attacco di El Ejido, in Andalusia, la "caccia al nero" di Rosarno, oltre ad altri episodi riportati dalla stampa, è rappresentativa della situazione in cui gli stati europei costringono il bracciantato del terzo mondo e l’agricoltura europea.
ma torniamo alla rivolta. Costretti a lavorare e vivere in condizioni di disumane per anni (salario di miseria, alloggiati in fabbriche abbandonate…), i lavoratori giornalieri africani (con o senza documenti) obiettivo di aggressioni razziste (umiliazioni, bastonate, colpi d’arma da fuoco..) hanno reagito collettivamente manifestando nelle strade della città.
Manifestazione che ha provocato per reazione un’aggressione della popolazione sostenuta dalla mafia calabrese (la ‘ndrangheta), ansiosa di mantenere il suo potere. Va detto che è la mafia a dettare ormai le condizioni di lavoro.
Ma secondo le testimonianze del sacerdote di Polistena apparse in un articolo del giornale Le Mondedu il 14 gennaio 2010, "la motivazione della mafia potrebbe essere molto molto più pratica: l’industria delle arance è in crisi e siamo a un passo dal chiedere il riconoscimento dello stato di calamità agricola, che spingerà i produttori a lasciare marcire la frutta sugli alberi. A che serve, quindi,avere  braccia inutili, meglio sbarazzarsi dei giornalieri …». Se si aggiunge a questo il fatto che i contributi europei all’agricoltura sono ormai calcolati sul numero degli ettari coltivati e non sulla produzione reale, si capisce che i frutti possono dunque restare sugli alberi, cosa che rende ancora più inutile la manodopera africana. Bisogna precisare africana e anche nera, perché l’altra manodopera immigrata impiegata localmente, quella dell’Europa dell’Est, soprattutto della Romani, non ha fatto le spese di questo" adeguamento economico". Un pzzico di puro razzismo non guasta.
E’ chiaro che al di là della situazione particolare Rosarno, è la politica agricola europea (Unione Europea) e mondiale (FMI, Banca Mondiale, diale) che crea, con i suoi meccanismi e orientamenti economiche di industrializzazione e la globalizzazione dell’agricoltura, sofferenza a milioni di lavoratori salariati o piccoli agricoltori. Sono proprio questi orientamenti che creano di conseguenza, la situazione di guerra di tutti contro tutti, di sfruttatori contro sfruttati ovviamenti, ma anche , concorrenza oblige, tra gli sfruttati stessi.
E questo meccanismo infernale e suicidario non è altro che il funzionamento naturale del capitalismo, vale a dire la privatizzazione della terra, la concentrazione della produzione, il calo calcolato dei prezzi alla produzione, con il conseguente sovrasfruttamento della manodopera, necessariamente per la maggior parte immigrata fornita dell’agricoltura del Terzo Mondo e dell’Europa dell’Est, attraverso gli stessi meccanismi che hanno finito perdistruggere, un mezzo secolo fa, il mondo contadino dell’Europa occidentale.
Nessuno può negare che tali meccanismi sono in atto dappertutto, naturalmente con adattamenti locali dovuti alle particolarità locali e nessuno può negare che essi producono lo stesso effetto in tutto il mondo, dall ‘Italia alla Spagna, passando per la Romania, la Polonia o la Francia. D’altra parte, quello che è successo in Andalusia e in Calabria succederà senza dubbio domani in Francia, peresempio nella regione di Bouches-du-Rhone, dove l’arboricolturaimpiega in condizionisimile a quelle di El Ejido o di Rosarno una manodopera immigrata schivizzata (contratto OMI).
Ricordiamoci dei pogrom del 1893 organizzati dai lavoratori provenzali di Aigues-Mortes ** contro i lavoratori immigrati provenienti, all’epoca, dall’Italia. Come questo capitalismo sfrenato non ricreerà gli stessi drammi del XIX secolo.
La solidarietà  si organizzata attorno a questi lavoratori, una delegazione parlamentare europea si è recata sul posto per valutare la situazione e il Coordinamento europeo di Via Campesina ha chiesto all’Unione europea: "La costituzione di un sostegno specifico alle piccole aziende, nel quadro della politica agricola comune, che renda il rispetto dei diritti del lavoro la condizione per accedere ai fondi, insiemeal divieto per gli Stati a sostenere o sovvenzionare gli agricoltori che non rispettano gli obblighi obblighi dei datori di lavoro, la creazione di un osservatorio di monitoraggio delle condizioni di impiego della forza lavoro stagionale, la firma, la ratifica e l’attuazione da parte tutti i paesi europei della convenzione internazionale sui lavoratori migranti e la firma, la ratifica e attuazione da parte di tutti i paesi della Convenzione europea 184 sulla salute e la sicurezza nell’agricoltura dell’Organizzazione internazionale del lavoro, oltre alla
regolarizzazione dei lavoratori agricoli privi di documenti.
Tutti le rivendicazioni non possono che essere approvate, ma possiamo davvero aspettarci qualcosa di più da parte di un’istituzione che lavora ogni giorno per creare questo situazione, oltre a qualche rassicurante dichiarazione umanitaria rassicurante?
La formazione dell ‘Assemblea dei lavoratori di Rosarno a Roma sembra essere un segno più incoraggiante.
Bisognerà ancora che questi lavoratori trovino in loro stessi le risorse neccesarie per stabilire una relazione di forza che sia loro più favorevole e che trovino soprattutto nella loro lotta la solidarietà internazionale degli altri lavoratori.
 
Bernard Stte34

* El Ejido, città spagnola della Costa del Sol di 60.000 abitanti, tristemente celebre per essere stata teatro di sommosse razziali tra il 5 e il 7 Febbraio 2000.
** Aigues-Mortes (Bouches-du-Rhone) in cui il raccolto del 1893 del sale nella salina di Peccais si risolse in un dramma trasformandosi in un vero e proprio massacro. Tra le 8 e le 50 vittime italiane a seconda delle fonti.

articolo apparso a pag 8 di Le Combat syndacaliste rivista mensile del
CNT (Confederation Nationale du Travail, num 349, aprile 2010)

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