aziende e 200 terreni sequestrati
Rosarno. In molti avranno dimenticato i giorni
della rivolta degli immigrati, gli scontri con residenti della zona,
gli interventi delle forze dell’ordine, i reportage dei telegiornali che
mostravano scene di violenza e ordinaria disperazione.
Ora sui
quei fatti la magistratura è arrivata alle prime sommarie conclusioni,
intervenendo finalmente sullo scandalo di sfruttamento e soprusi che per
anni nessuno ha voluto vedere.
Una manodopera schiavile cui quasi
sistematicamente ricorre l’agricoltura nel Sud d’Italia per la raccolta
di olive, arance, pomodori. 14-15 ore di lavoro al giorno sui campi,
per 20 euro di compenso, rigorosamente in nero, da cui vanno tolte una
manciata di euro di "pizzo" dei caporali ed a volte altri euro per il
privilegio di poter dormire in una catapecchia con decine di altri
"schiavi". E’ su questa realtà che finalmente la magistratura italiana
sta intervenendo.
A Rosarno, 30 persone sono state arrestate
(alcune ai domiciliari), 20 aziende e addirittura 200 terreni agricoli
sono stati posti sotto sequestro. Quella che sta emergendo, e la cui
esistenza non era difficile da immaginare, è una vera e propria rete di
sfruttamento, un’associazione a delinquere fatta da imprenditori locali e
da improvvisati caporali, una rete clandestina di collocamento che
sfruttava la povertà e la disperazione per imporre turni di lavoro
massacranti in cambio di salari modestissimi.
Dopo la rivolta
nelle strade, un gruppo di immigrati africani ha costituito
l’Associazione dei lavoratori africani di Rosarno (ALAR), mentre il
governo italiano, in un sorprendente sussulto di buon senso, ha
garantito un permesso di soggiorno a quegli immigrati sfruttati che
avessero denunciato i loro sfruttatori e contributo ad assicurarli alla
giustizia.
E adesso, finalmente, sembra essere arrivato il momento
della giustizia.
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