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COMUNICATO STAMPA – Federazione Impiegati Operai Metallurgici Calabria

 


Le immagini che da Rosarno sono rimbalzati sui Media di tutto il mondo raccontano una storia fatta di sfruttamento, disperazione, umiliazioni e violenza che noi “popolo democratico e civile” abbiamo consumato nei confronti di migliaia di persone colpevoli soltanto di essersi rifugiati nelle nostre terre con la speranza di poter trovare un futuro migliore, una vita più dignitosa, un reddito anche minimo, per poter sostenere se stessi e le proprie famiglie.
Quasi sempre sono scappati da Paesi lontani per sfuggire a guerre sanguinose, persecuzioni, fame e miseria.
Sono approdati sulle nostre coste carichi di speranza, convinti di segnare una svolta alla loro esistenza, inserirsi in una società che poteva assicurare loro più rispetto della dignità della persona, più solidarietà, più diritti. Altri invece sono arrivati dalle regioni del Nord, dove hanno perso il lavoro e qualunque prospettiva di futuro a causa della crisi.
Hanno ricevuto un trattamento disumano, sono stati sfruttati peggio delle bestie, hanno fatto i lavori più umili e faticosi senza diritti e senza tutela.
Prigionieri di caporali e mafiosi, costretti a lavorare al nero per 15/18 ore per venti euro al giorno, compresa la mazzetta per i
caporali, senza possibilità di rivendicare nessun diritto.
Quali responsabilità sono stati perseguite? Quanti agrari sono stati denunciati per questo sfruttamento bestiale?
Quanti caporali o mafiosi sono stati arrestati per riduzione a schiavitù?
Zero, nemmeno uno.
Eppure siamo una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
Esistono leggi e contratti per tutelare i diritti dei lavoratori.
Leggi che di fatto vengono annullate dalla attuale legislazione sulla immigrazione, dato che allo stato attuale, chi denuncia situazioni di sfruttamento, se privo di permesso di soggiorno, invece di ricevere tutela, rischia l’espulsione e l’incriminazione per il “reato di clandestinità”.
“Siamo democratici, non siamo razzisti, abbiamo a volte raccolto viveri, gli abbiamo regalato qualche capo di abbigliamento dimesso cosa pretendono di più”?
Quanta ipocrisia, questa carità pelosa, quante false coscienze democratiche.
Ci basta poco per metterci a posto la coscienza, pensiamo che i diritti si possono barattare con un vecchio cappotto, la dignità il
rispetto della persona con qualche minestra calda.
Ma questo non è uno Stato di Diritto.
Dove era lo Stato di Diritto a Rosarno?
Cosa hanno fatto il Governo, la Regione, gli Enti Locali per evitare questa vergogna?
Perché sono state lasciate sole le Associazioni, il Sindacato, la Chiesa che hanno tentato in tutti i  modi di mettere una pezza a questo sfascio?
L’assenza di fatto dello Stato non può essere compensata da azioni di solidarietà più o meno isolate.
Se non c’è lo Stato vince l’Antistato.
Vince la ‘Ndrangheta che ha ordinato via gli africani da Rosarno perché hanno osato ribellarsi si stanno già attrezzando per sostituirli con altri migranti appena arrivati o provenienti da  altri paesi con la pelle di un colore meno diversi e ricominciare da capo perché gli affari vanno avanti, lo sfruttamento e il lavoro nero deve continuare, perché il loro potere e il loro “prestigio” non può essere intaccato da rivolte ne tanto meno da rivendicazioni di diritti sociali ed economici.
Di tutto questo ci parlano i fatti di Rosarno, non comprenderlo significa creare le condizioni, perché accada di nuovo.
Ieri a Villa Literno e Castelvolturno oggi a Rosarno, domani dove?
Questa spirale deve essere spezzata.
Occorre una mobilitazione democratica e popolare.
Bisogna tornare in piazza per rivendicare diritti, democrazia e libertà per tutti, immigrati e nativi. Libertà dalla mafia, dal bisogno, dallo sfruttamento e del razzismo.
E’ necessario costruire da subito momenti di mobilitazione a livello regionale e nazionale, per porre esplicitamente il problema del presidio democratico del territorio e chiedere con forza un provvedimento di regolarizzazione generalizzata a partire dalle persone allontanate da Rosarno.
E’ importante che associazioni, movimenti e sindacati promuovano in Calabria una grande giornata di mobilitazione come abbiamo fatto ad Amantea e Villa S.Giovanni in questi ultimi mesi.
Bisogna farla adesso, subito. Noi come Fiom siamo pronti e disponibili a mobilitarci.
La posta è alta, in questa partita è in gioco la libertà di tutti.
Dobbiamo scegliere tra la Calabria di Rosarno o quella di Riace.
Noi scegliamo quest’ultima.

Catanzaro, 11/1/2010
Il Segretario Generale
FIOM-CGIL Calabria
   Mario Sinopoli

Federazione Impiegati Operai Metallurgici Calabria
Via Massara n.22 – Tel. 0961-77841  Fax 0961-770323
 e-mail: fiom@cgilcalabria.it 

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