(assorbe gli Odg di Emilia-Romagna, Piemonte e Sicilia)
Il Congresso nazionale della Fiom, riunito a Montesilvano il 14, 15 e 16 aprile 2010 valuta negativamente l’attuale situazione politica, che sfrutta la crisi economica e sociale come un’opportunità per colpire i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, partendo dai migranti per colpire l’intero mondo del lavoro. La retorica della sicurezza viene utilizzata alla stessa stregua, criminalizzando gli uomini e le donne migranti ed in particolare coloro che non hanno un regolare permesso di soggiorno, con l’obiettivo di ridurre l’agibilità democratica e mettere a tacere le lotte sociali.
La vicenda di Rosarno è emblematica perché è il risultato del combinato disposto tra la leggi sbagliate ed ingiuste sia sul lavoro, che sull’immigrazione. Per questo i lavoratori migranti di Rosarno hanno ha messo al centro delle loro rivendicazioni i diritti ed il rispetto della propria dignità di esseri umani e di lavoratori. Questa giusta rivendicazione, deve trovare risposte a partire da un provvedimento per la loro regolarizzazione.
La riuscita della giornata di mobilitazione del 1 marzo contro la discriminazione e la negazione di diritti dei e delle migranti alla quale la Fiom ha aderito con convinzione e che ha visto la partecipazione di un numero rilevante di Rsu metalmeccaniche e non, attraverso iniziative di sciopero, dimostra che è necessario che la Fiom e il sindacato tutto proseguano e rafforzino il proprio impegno per i diritti dei e delle migranti. Da questa mobilitazione hanno tratto forza anche le lotte e gli scioperi della fame nei CIE di tutta Italia contro le condizioni di detenzione e per la chiusura di questi buchi neri della democrazia, in corso ormai da quasi due mesi, nel silenzio totale della politica e dei media.
La crisi ha pesantissime conseguenze sul settore metalmeccanico. Attraverso il “pacchetto sicurezza” vengono inasprite le logiche discriminatorie e razziste della legge “Bossi-Fini” che ha introdotto il “contratto di soggiorno” e le lavoratrici ed i lavoratori metalmeccanici migranti, rischiano di pagare per la crisi un prezzo ancora più alto delle lavoratrici e dei lavoratori italiani, dato che la perdita del posto di lavoro ha come conseguenza la perdita del permesso di soggiorno, quindi la cosiddetta “clandestinità” e l’espulsione.
In molti territori questo rischio sta diventando concreto ed è quindi fondamentale e non più rinviabile non solo mantenere alto il livello di mobilitazione sulla piattaforma della manifestazione del 17 ottobre, ma passare dalla fase di testimonianza e di denuncia, ad una fase vertenziale vera e propria, che sia in grado di dare sostanza alla dichiarazione di principio sulla necessità di prolungare i permessi di soggiorno per chi ha perso il lavoro a causa della crisi e sappia ridare centralità alla questione dei diritti di cittadinanza dei e delle migranti.
A fronte di questa situazione, la Fiom, nel riconfermare il ruolo e l’importanza del Coordinamento nazionale migranti Fiom, si impegna a realizzare entro il prossimo mese di giugno una nuova assemblea nazionale dei e delle migranti metalmeccanici/e..
La Fiom, a partire da questa iniziativa, a carattere pubblico, propone in primo luogo alla Cgil, così come a tutte le realtà di movimento con le quali in questi anni ha condiviso percorsi di mobilitazione e di lotta per i diritti dei e delle migranti di partecipare a questa iniziativa, perché risulti in una mobilitazione comune, forte e significativa (ad esempio attraverso un presidio permanente) finalizzata ad aprire un tavolo di confronto con le istituzioni che dia risposte immediate e concrete ai problemi delle lavoratrici e dei lavoratori migranti e riproponga la necessità di superare una legislazione ingiusta e razzista che contraddice l’art. 3 della Costituzione.
assunto all’unanimita’ dalla commissione politica